Formazione
Cara Europa, così batterai lillegalità.
Immigrazione/2. Un intervento di Prodi
di Romano Prodi
Le celebrazioni per i 50 anni dell?Icmc-International catholic migration commission dovevano aver luogo alle Nazioni Unite a New York il 15 settembre scorso, con la prolusione del presidente della Commissione europea, Romano Prodi. L?Icmc è un?organizzazione non governativa promossa da un?ottantina di conferenze episcopali nazionali su interessamento, nel 1951, di monsignor Giovanni Battista Montini. Nel 1999 l?Icmc, presieduta da Stefano Zamagni, è intervenuta su oltre 100mila persone migrate. «La celebrazione», dice Zamagni, «doveva servire a smuovere all?interno dell?Onu la vessata questione della convenzione di Ginevra del 1990 sui diritti dei lavoratori migranti. Quella convenzione fu firmata dall?Italia, come da tutti gli Stati membri dell?Onu, ma a tutt?oggi non è stata ratificata». L?attacco terroristico dell?11 settembre ha costretto a rinviare le celebrazioni. Romano Prodi aveva già preparato la sua riflessione, dedicata alle grandi questioni di un?imigrazione che concili legalità, econimia e giustizia. E ora affida a Vita la pubblicazione di quel suo intervento.
L?Europa sta cambiando e sta affrontando nuove sfide. L?immigrazione supera ormai l?emigrazione e la migrazione netta è il fattore principale nella crescita demografica nell?Unione europea. Oggi sono circa 700mila l?anno gli immigrati che entrano. è un cambiamento significativo.
Abbiamo bisogno di un piano d?azione europeo, organizzato per elevare al massimo i vantaggi non solo per l?Unione, ma anche per i Paesi di origine degli immigrati e per loro stessi. Fino a poco tempo fa, invece, gli Stati membri erano più interessati a coordinare i loro strumenti di controllo che a elaborare piani d?azione d?immigrazione e d?asilo veramente comuni. Come proponiamo di procedere? Nel novembre del 2000, la Commissione presentò le sue idee per le linee di condotta comuni sull?immigrazione e l?asilo, che considera separati ma, comunque, collegati.
216 milioni di euro
In merito all?asilo, ci sarà una prima fase in cui l?Unione adotterà una serie di leggi che stabiliscono gli standard minimi per l?ammissione, l?accoglienza e lo status di chi fa richiesta d?asilo, i rifugiati ed i profughi. Su questo ci stiamo mobilitando rapidamente. Abbiamo istituito un Fondo europeo per i rifugiati in cui confluiranno 216 milioni di euro entro il 2004. Un database di raccolta delle impronte digitali che si chiama Eurodac sta per essere approntato per applicare a tutti gli effetti la Convenzione di Dublino. Sono state proposte una serie di direttive sulle materie che riguardano le domande d?asilo e le condizioni affinché possano essere accolti coloro che ne fanno richiesta. Infine, mercoledì 12 settembre, la Commissione ha adottato una direttiva sulla qualifica e lo status dei cittadini di Stati terzi e degli apolidi come rifugiati o come persone che necessitino della protezione internazionale. Questa direttiva non trascrive solo la Convenzione di Ginevra in legge europea, ma dà anche un?interpretazione comune, a livello europeo, di quella convenzione. Questa è l?ultima delle misure necessarie per chiudere questa prima fase. Tutti gli strumenti e le proposte cui si fa riferimento sono già operativi o lo saranno entro quest?anno, cinquantesimo anniversario della Convenzione di Ginevra.
Il secondo passo sarà quello di creare una procedura comune di asilo e uno status uniforme per tutti coloro che si sono visti concedere l?asilo dall?Unione europea. Un utile strumento di questa politica sull?asilo sarà il ?metodo aperto di coordinamento?.
Ma le politiche d?asilo non sono l?unico aspetto dell?approccio globale all?immigrazione stabilito a Tampere. Noi, nell?Unione, abbiamo anche bisogno di iniziare una nuova fase della nostra politica sull?immigrazione, inserendo l?accoglienza degli immigrati economici tramite vie legali. è ora di riconoscere le esigenze della realtà contemporanea. La pressione dei flussi migratori non sparirà e, in ogni caso, data la nostra situazione economica e demografica, l?Europa ha bisogno degli immigrati. Il nostro obiettivo non è aumentare i flussi migratori bensì coordinarli e indirizzarli meglio. è anche nostro dovere assicurare che gli immigrati nella nostra società siano trattati allo stesso modo dei nostri cittadini. A tal proposito abbiamo adottato un approccio su due livelli: primo, stabiliremo un organigramma legale, che tenga conto dei requisiti in base ai quali gli immigrati possono entrare in Europa; secondo, incoraggeremo la convergenza delle politiche immigratorie degli Stati membri, usando il metodo aperto del coordinamento.
Un dialogo concreto
Non abbiamo intenzione di imporre quote europee per gli immigrati: questo sarà fatto a livello nazionale, ma noi stabiliremo una procedura applicativa uniforme e uno status legale comune per gli immigrati accolti e vedremo quanto una politica aperta di immigrazione legale riduce la pressione dei movimenti illegali. Il successo della nostra strategia globale dipende però in modo cruciale dalla possibilità di stabilire un dialogo concreto e sviluppando una partnership attiva con i Paesi d?origine. Abbiamo bisogno di discutere con questi Paesi metodi migliori per razionalizzare i flussi migratori. In particolare, dobbiamo fornire loro informazioni migliori sulle opportunità di lavoro in Europa. L?azione sui fenomeni migratori è parte integrante delle nostre relazioni contrattuali con gli altri Paesi. Per esempio, i Paesi candidati a entrare nell?Unione europea sono obbligati a combattere l?emigrazione illegale e a monitorare i flussi migratori.
Una politica sull?immigrazione di successo è quella che integra gli immigrati nel Paese che li accoglie e ottimizza l?impatto positivo che essi hanno sull?economia e sulla società. Dobbiamo garantire un livello appropriato di diritti e obblighi, sia per gli immigrati che per le comunità che li accolgono. Questo significa assumere azioni decise contro la discriminazione razziale, la xenofobia e l?utilizzo del lavoro nero. Significa anche assicurare condizioni di vita e di lavoro decenti per gli immigrati. Un fallimento minaccerebbe la stabilità del modello sociale europeo e delle nostre società democratiche. Le autorità nazionali e le comunità locali hanno un ruolo di primo piano nel fare ciò, così come le ong.
Ponti di comprensione
Dobbiamo incoraggiare gli immigrati a costruire ponti di comprensione tra le comunità in cui essi vivono ora e i loro Paesi di provenienza. Idealmente, dovrebbero essere coinvolti in maniera attiva nello sviluppo di progetti a favore dei loro Paesi di provenienza.
Dobbiamo anche aumentare la lotta contro l?immigrazione illegale, che è materia di crescente preoccupazione tra i nostri cittadini. Inoltre, gli Stati membri coordineranno i loro sforzi e li concentreranno sulle connessioni della ?catena criminale?, che inizia con il reclutamento da parte di delinquenti nei Paesi d?origine, fa passare la gente attraverso un certo numero di Paesi di transito e li conduce spesso a lavori illegali o ad altre forme di sfruttamento nei Paesi di destinazione finale.
è un programma molto ambizioso e che ci pone di fronte a grandi sfide. Il fallimento nell?affrontarle, però, porrebbe una minaccia al nostro stile di vita democratico. Le tematiche sull?immigrazione e sull?asilo toccano il cuore pulsante delle nostre società. Abbiamo bisogno di mobilitare tutti quanti gli attori interessati, non solo a livello governativo ma anche nella società civile di tutte le nazioni.
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